Buon AppEatIT! – Intervista a Damiano Congedo AppEat

L’innovazione è il dare una nuova dimensione d’uso a un qualcosa di pre-esistente.
di Alessandro Ligas

Se non avete tempo per tornare a casa durante la pausa pranzo ecco un’App che vi aiuta a “mangiare fuori”.

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Lo scorso 18 gennaio l’idea si è aggiudicata il secondo posto tra i vincitori del TechGarage Day, fase conclusiva di Start-up Roma, promettente progetto coordinato dalla Camera di Commercio di Roma il cui fine è individuare e finanziare nuove aziende tecnologiche, e creare opportunità di lavoro per giovani innovatori, carichi di entusiasmo e talento.


Chi siete?

appEatIT è start-up che punta a cambiare le abitudini della pausa pranzo. Anzi, a dirla tutta, che punta a dar a riprendere le abitudini di un pranzo salutare, in tranquillità, e perché no, che sia un evento sociale di aggregazione. Siamo un team di 9 persone più un advisor che lavora a questo progetto da oltre un anno. Siamo tutti, eccetto uno dei nostri soci e l’advisor, under 30 con esperienze e studi nel campo della comunicazione e dell’informatica.

Com’è nata la vostra idea?
L’idea nasce alla fine del 2011. Con uno degli altri due soci stavano facendo dei test sul Market di Google con delle app per la vita quotidiana. Un giorno mi chiama al telefono e mi dice: <<Sono sul pullman e ho fame, perché non facciamo un app per mangiare fuori?>>. E da questo bisogno percepito in un viaggio casuale in un mezzo pubblico abbiamo iniziato a ragionare sul progetto appEatIT.

Come funziona?
Con tramite appEatIT i lavoratori potranno trovare l’attività di ristorazione convenzionata più vicina al loro posto di ufficio, consultare i piatti, scoprire i menu del giorno, scegliere cosa mangiare, l’orario in cui andranno a pranzo e pagare anche online. Il ristoratore sarà informato dell’ordine e preparerà il pranzo per l’ora indicata in fasa di prenotazione. Una bella comodità perché al lavoratore non resterà far altro che andare presso l’attività scelta, all’ora prestabilita, e trovare il proprio pranzo pronto. Il tutto sarà disponibile sia per desktop che per mobile.

Il nome Appeatit, com’è nato?
Scegliere il nome per la propria start-up è il compito più difficile. Non solo perché bisogna avere una buona dose di creatività, ma anche perché te lo dovrai portare dietro per tutta la vita. Abbiamo lavorato al nome per diverse settimane, cercando di unire parole che avessero a che fare col food in generale, sia in italiano che in inglese. Una notte però abbiamo avuto l’intuizione: perché non creare un gioco di parole stile Delicio.us? Dopottutto il nostro obiettivo era quello di essere un’applicazione quindi abbiamo ragionato sulle parole legate al cibo che contenessero questo riferimento APP. Ecco che trovammo “appettito” che nella nostra visione è diventato APP, per applicazione, EAT, il verbo mangiare in inglese, e IT, che potrebbe essere sia “questo” in inglese che l’abbreviazione di Italia. Infatti il nostro primo dominio è stato appeat.it che poi è diventato appeatit.com

Come vi siete incontrati? (come si è costituito il gruppo di lavoro)
La storia del nostro incontro è meno complicata di quel che si possa credere vedendo che siamo un team di 9 persone più un advisor. Io e Marco, che siamo due dei soci, ci conosciamo perché abitiamo nello stesso paese, a cui si aggiunge anche Matteo, il nostro UX Manager. Con Stefano, il terzo socio, invece ci conosciamo dalle scuole superiori e Antonio Mura, il quarto socio, è suo zio. Gianluca e Carlotta invece hanno frequentato con me il corso di laurea di Scienze della Comunicazione a Cagliari. Federico ed Edoardo, rispettivamente il nostro developer e il nosto designer, lavorano assieme da diverso tempo e abbiamo avuto modo di conoscerli tramite un annuncio di collaborazione. Infine il nostro advisor Gianmarco Carnovale lo abbiamo conosciuto tramite la competition Wind Business Factor dove era uno dei mentor e poi successivamente lo abbiamo conosciuto di persona agli eventi start-up a Roma.

Com’è andata ad Start Up Roma?
E’ stata un’esperienza incredibile a partire dalle selezioni fino all’evento finale. La prima selezione del Barcamper è stata un nuovo modo di creare un contatto che andasse oltre le tradizionali apply per le start-up competition. La TechWeek è stato un percorso di formazione di due settimane di altissimo livello con interventi di esperti che ci hanno poi seguito anche one-to-one nel corso delle giornate. Infine l’evento del TechGarage è andato oltre ogni aspettativa. Una location da brividi, tantissimi addetti ai lavori a comporre la giuria e non solo, un clima di grandissima fiducia intorno a tutte le start-up in gara e all’ecosistema in generale e poi i media che sono accorsi per dare visibilità a noi giovani aspiranti innovatori. Abbiamo sentito delle vibrazioni positive, qualcosa sta davvero cambiando nel nostro paese e lo dobbiamo a iniziative come quella di Roma Start-up.

Che rapporti avete con le istituzioni?
Non è nel mio stile parlare di altri, ma in questo concedetemi di riprendere un concetto che ha espresso il CEO di MusiXmatch durante un’intervista: le istituzioni non sanno nemmeno che esistiamo. Sì, perché a parte essersi infarciti la bocca della parola start-up durante la campagna elettorale, la classe politica si dimentica l’esistenza del nostro ecosistema. Anzi, pensa che il D.L. Crescita 2.0 possa risolvere i nostri problemi e favorire la nascita e lo sviluppo delle start-up. La verità è un’altra, ossia che senza l’apporto di organizzazioni e associazioni che vivono nell’ecosistema start-up, come appunto Roma Startup, non ci sarebbero le condizioni per far germogliare le nostre idee. E a parte qualche sporadico esempio di finanziamenti pubblici, come nel caso della Regione Sardegna con i bandi di Sardegna Ricerca o di FI.La.S., sono gli investitori privati, non di certo le banche, a dare la linfa vitale per soppravvivere in fase di start-up.

Cos’è l’innovazione?
Molto spesso si tende a confondere o ad attribuire lo stesso significato alle parole innovazione e invenzione e di conseguenza non si capisce mai qual è la differenza tra innovatore e inventore. Proprio all’evento del TechGarage mi è stato domandato se fossi un inventore. Ho tenuto subito a precisare che noi siamo degli innovatori, ossia utilizziamo delle tecnologie, quindi delle invenzioni prodotte da altre persone, per dare una nuova dimensione di utilizzo delle stesse. Nel nostro caso specifico siamo degli innovatori di un processo, ossia sfruttando le tecnologie disponibili, trasportiamo i comportamenti in uso verso la tecnologia. Per dirla banale, noi non abbiamo inventato il WWW, lo sfruttiamo per un comportamento d’acquisto che solitamente non avveniva con il WWW. E’ questa l’innovazione, dare una nuova dimensione d’uso a un qualcosa di pre-esistente.

Progetti per il futuro?
Innanzitutto completare l’MVP per iniziare una fase di beta privata e successivamente entrare sul mercato in un’area test che abbiamo individuato a Roma. L’obiettivo è quindi di spostare gradualmente il team a Roma per seguire più da vicino l’evoluzione di appEatIT e le dinamiche dell’area test. Una volta ottenute le metriche che ci aspettiamo vogliamo allargare il servizio, oltre che a tutta Roma, anche in altre grandi città italiane. E’ un percorso che ci terrà impegnati sicuramente almeno per i prossimi 18 mesi quindi gran parte dei nostri progetti sono legati al successo di questa prima fase.

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